Credit scoring: una recente sentenza europea riconosce il diritto a capire perché è stato negato un finanziamento e permette di contestare le decisioni prese solo da un algoritmo.
Cos’è il credit score
Il credit score è un numero che rappresenta la probabilità che un’impresa o un individuo sia in grado di ripagare i propri debiti. In altre parole, è una “pagella finanziaria” che le banche e altri operatori usano per decidere se concedere o meno un prestito.
Questo punteggio si basa su diversi fattori, tra cui:
- la puntualità nei pagamenti passati,
- l’ammontare del debito esistente rispetto al capitale,
- la solidità economica dell’impresa,
- e altri elementi come il settore in cui opera o la sua dimensione.
Il tutto viene elaborato automaticamente da algoritmi e modelli statistici che analizzano i dati a disposizione dell’intermediario finanziario.
Pro e contro del credit score
I vantaggi del credit score sono evidenti:
- consente decisioni rapide e standardizzate,
- riduce l’influenza di giudizi soggettivi,
- ed è uno strumento utile non solo per le banche, ma anche per fornitori, investitori e società di leasing.
Tuttavia, non mancano le criticità:
- il sistema non considera elementi qualitativi, come la capacità del management o le prospettive di crescita,
- penalizza le start-up e le imprese giovani, prive di uno storico creditizio,
- e, soprattutto, può basarsi su dati incompleti o non aggiornati, con il rischio di valutazioni errate.
Inoltre, l’uso massiccio di questi strumenti automatizzati ha reso le decisioni creditizie sempre più “spersonalizzate”, riducendo il dialogo tra banca e impresa.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea
Proprio su questo punto è intervenuta la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con una sentenza del 27 febbraio 2025 (causa C-203/22), che segna una svolta importante.
Secondo la Corte, se una banca prende una decisione automatizzata (come quella basata sul credit score), il cliente ha diritto a ricevere una spiegazione chiara e comprensibile. Non basta dire “l’algoritmo ha deciso così”: l’interessato deve sapere quali dati sono stati utilizzati, come sono stati analizzati e perché hanno portato a quella specifica decisione.
In pratica, deve poter comprendere:
- se e come una modifica di alcuni dati avrebbe cambiato il risultato,
- e avere così la possibilità di esprimere la propria opinione o anche contestare la decisione.
È un passo importante verso una maggiore trasparenza e tutela per le imprese, che troppo spesso si trovano escluse dal credito senza capirne il motivo.
Come migliorare il proprio credit score
Anche se il sistema può sembrare rigido, ci sono alcune strategie che le imprese possono adottare per migliorare il proprio credit score e aumentare le possibilità di ottenere credito:
- Controllare regolarmente il proprio rating: verificate che non ci siano errori nei dati che vi riguardano.
- Pagare puntualmente fornitori e istituti finanziari.
- Diversificare le fonti di finanziamento, evitando una dipendenza eccessiva dal debito.
- Mantenere un bilancio equilibrato, con un buon rapporto tra capitale proprio e debiti.
- Fornire informazioni finanziarie aggiornate e dettagliate, così da rafforzare la propria affidabilità.
- Coltivare i rapporti con la banca, anche in un’epoca digitale: la relazione personale resta un elemento chiave.
Affidarsi a un professionista esperto in diritto bancario e rapporti con gli istituti di credito può fare la differenza. Un supporto qualificato aiuta non solo a capire come migliorare il proprio profilo creditizio, ma anche a tutelarsi di fronte a decisioni ingiustificate o automatismi poco trasparenti.