Mutui a tasso variabile: perché la rata non scende anche se l’Euribor cala?

Un numero crescente di famiglie e imprese scopre nei propri contratti la “clausola floor”, che blocca la riduzione delle rate anche in presenza di tassi in discesa

A partire da giugno 2024, la Banca Centrale Europea ha avviato un percorso di riduzione del costo del denaro. L’effetto immediato di questa politica è stata la diminuzione dell’Euribor, parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile. In teoria, questo avrebbe dovuto comportare una riduzione proporzionale delle rate per i mutuatari.

Nella pratica, però, molti clienti non stanno beneficiando di questo calo. Le rate dei mutui restano invariate o diminuiscono in misura minima. Il motivo è spesso riconducibile a una particolare clausola contrattuale: la cosiddetta “clausola floor”.

Che cos’è la clausola floor e come funziona?

La clausola floor è una previsione contrattuale che fissa un tasso minimo al di sotto del quale il tasso di interesse applicato al mutuo non può scendere, anche se il parametro di riferimento (ad esempio l’Euribor) scende ulteriormente.

In altre parole, il mutuatario non beneficia pienamente della riduzione dei tassi di mercato. Il rischio connesso all’oscillazione dei tassi resta tutto a suo carico: se i tassi salgono, le rate aumentano; se scendono, l’effetto positivo può essere bloccato dalla soglia minima imposta dalla clausola.

Un fenomeno in crescita: boom di rinegoziazioni e contenziosi

Nonostante il calo generalizzato del credito, i mutui in Veneto hanno registrato una ripresa. A fine 2024, i mutui alle famiglie hanno superato i 34 miliardi di euro, in aumento del 17% rispetto al 2019. In particolare, i mutui rinegoziati sono cresciuti del 71%, segnale evidente di un forte interesse da parte dei clienti a ottenere condizioni più favorevoli.

In parallelo, però, è cresciuto anche il contenzioso. Molti mutuatari, analizzando i propri contratti, scoprono la presenza di clausole floor che impediscono la piena riduzione delle rate. In diversi casi, queste clausole non erano state adeguatamente spiegate o messe in evidenza al momento della firma, sollevando dubbi sulla loro validità e trasparenza.

È possibile contestare la clausola floor?

La possibilità di contestare la clausola floor dipende dalla forma con cui è stata inserita nel contratto e dalla chiarezza con cui è stata illustrata al cliente. In alcuni casi, i tribunali hanno riconosciuto il carattere vessatorio della clausola, soprattutto quando manca una specifica approvazione per iscritto o una sufficiente evidenziazione.

Tuttavia, la giurisprudenza non è ancora univoca: le decisioni variano da caso a caso, rendendo necessaria un’analisi individuale di ogni contratto.

Cosa può fare il mutuatario?

Chi ha un mutuo a tasso variabile e sospetta di avere una clausola floor nel proprio contratto dovrebbe:

  1. Recuperare la documentazione contrattuale (mutuo, piano di ammortamento, condizioni generali).
  2. Verificare la presenza di clausole che fissano un tasso minimo.
  3. Rivolgersi a un professionista per valutare la validità della clausola e la possibilità di un’azione legale.

In fase di sottoscrizione di un nuovo mutuo o di rinegoziazione, è essenziale non fermarsi al solo tasso d’interesse o alla durata, ma analizzare attentamente tutte le condizioni economiche e giuridiche del contratto.

La clausola floor rappresenta oggi uno degli elementi più critici nei contratti di mutuo a tasso variabile. In un contesto economico favorevole alla riduzione delle rate, essa rischia di vanificare i benefici per il cliente, spostando l’equilibrio contrattuale a favore della banca.

Lo Studio Legale Ajese assiste famiglie e imprese nella verifica e nell’eventuale contestazione di clausole bancarie potenzialmente illegittime, offrendo consulenze personalizzate in materia di diritto bancario e trasparenza contrattuale.